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5 giugno: Giornata Mondiale dell’Ambiente

La Giornata Mondiale dell’Ambiente è una festa proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che viene celebrata ogni anno il 5 giugno.

Il Paese promotore del 2017 della Giornata Mondiale dell’Ambiente è il Canada che quest’anno compie 150 anni e ha deciso di permettere l’accesso gratuito per tutto l’anno ai suoi numerosi parchi naturali, riserve marine, bio parchi ecc. Un ottimo modo per unire le persone alla Natura.

In effetti, il tema di quest’anno riguarda proprio i legami tra le persone e la Natura, nelle città e nelle campagne, dai poli all’equatore.

Ogni Paese ovviamente ha le sue manifestazioni. Per l’Italia, la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2017 ha un valore particolare perché tra pochi giorni, l’11 e 12 giugno, a Bologna si terrà il G7 sull’Ambiente che naturalmente avrà al centro della discussione la decisione degli Stati Uniti di uscire dagli accordi della COP21 di Parigi.

 

(Fonte: focus.it)

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Henderson Island: un’isola disabitata del Pacifico è il luogo più inquinato del mondo

Nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico meridionale sorge Henderson Island , una remota isola disabitata che si trova a più di 5.000 km dal più vicino centro abitato dall’uomo. Un paradiso isolato, visitato quasi unicamente dai ricercatori una volta ogni 5-10 anni, ma purtroppo anche il più contaminato del Pianeta: sono migliaia i pezzi di plastica che, galleggiando nell’Oceano Pacifico, vanno a depositarsi ogni giorno sulle sue coste sabbiose.

Jennifer Lavers , eco-tossicologa della University of Tasmania, ha di recente realizzato uno studio dal quale è emerso che le spiagge dell’isola sono ricoperte da una media di 671 pezzi di plastica per metro quadrato, la più alta densità mai registrata (il rapporto è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences). «Quel che sta succedendo alla Henderson Island dice come non vi sia alcuna area del pianeta che si possa considerare così lontana dall’uomo al punto da non risentirne le ricadute» ha commentato Lavers.

La vicinanza dell’isola alla South Pacific Gyre fa si che questa corrente, una volta raccolti i detriti provenienti dal Sud America o buttati nell’Oceano Pacifico dai pescherecci, li depositi sulle sue coste. Il pericolo maggiore deriva dal fatto che molti di questi rifiuti stanno iniziando a decomporsi, frammentandosi in pezzi più piccoli e quindi più facilmente ingeribili da diverse specie animali.

Jennifer Lavers sottolinea che questo disastro è dovuto al fatto che «la maggior parte degli oltre 300 milioni di tonnellate di plastica prodotte in tutto il mondo ogni anno non viene riciclata e, dato che è in grado di galleggiare ed è durevole, ha un impatto a lungo termine sul mare».

La cattiva gestione dei rifiuti in Sud America, il mancato riciclo e recupero della plastica mettono ogni giorno in pericolo Henderson Island, patrimonio dell’Unesco, e la sua biodiversità: qui vivono 10 specie di piante e 4 specie di uccelli endemiche. Questa è la conferma che materiali dalle mille possibilità, le plastiche, sono stati trasformati in un problema dalla cattiva gestione dei rifiuti e da un economia che non recupera i propri scarti.

Ma la pessima gestione dei rifiuti nelle aree continentali non è un problema solo per Henderson Island, infatti la Lavers conclude: «La condizione dell’isola sottolinea come i detriti di plastica abbiano colpito l’ambiente su scala globale. E’ dimostrato che quasi ogni isola del mondo e quasi ogni specie oceanica vengono influenzate in un modo o nell’altro dai nostri rifiuti. Non c’è davvero una sola persona o un solo Paese che non sia responsabile di tutto questo».

(Fonti: greenreport.it, focus.it)

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Stem: è a Messina il primo impianto solare termodinamico che sfrutta la sabbia per produrre energia rinnovabile

Stem è stato inaugurato lo scorso settembre all’interno del Polo energetico integrato di San Filippo del Mela, in provincia di Messina. Si tratta del primo impianto solare termodinamico che sfrutta la sabbia per accumulare il calore prodotto dalla radiazione solare e produrre energia rinnovabile che potrà essere impiegata per produrre elettricità.

Stem, brevetto tutto italiano

Il brevetto è tutto italiano e la tecnologia è prodotta dal Gruppo Magaldi, realizzata con la collaborazione dell’ingegner Gennaro De Michele, l’Istituto di ricerche sulla combustione (Irc) del Cnr e il Dipartimento di ingegneria chimica, dei materiali e della produzione industriale dell’Università di Napoli Federico II. L’impianto, che in Sicilia è costituito da un singolo modulo della capacità di 2 MW, si estende su una superficie totale di 2,25 ettari ed è in grado di produrre 500 KWh o una produzione giornaliera di vapore pari a 20,5 tonnellate. Il singolo modulo può essere collegato in serie, così da creare delle vere e proprie centrali, costituite da 10-20 unità.

Come funziona Stem, grazie alla sola energia del sole

Si tratta in tutto e per tutto di un impianto solare termodinamico, con la particolarità di impiegare esclusivamente materiale dal basso impatto ambientale. Oltre a produrre energia elettrica, Stem consente applicazioni per svariati usi industriali che richiedono  l’utilizzo di energia termica come i sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento o la dissalazione dell’acqua.

Gli eliostati catturano i raggi solari, convogliandoli in un cilindro che ospita la sabbia silicea. Questa si riscalda a temperature superiori ai 600° generando e accumulando energia termica sotto forma di vapore. Il vapore ad alta temperatura permette di produrre elettricità quando ce n’è più bisogno, anche in assenza di sole. Una tecnologia perfetta per le aree geografiche con alto irraggiamento solare, capace di produrre energia e calore sia per una piccola comunità, che per grandi complessi industriali.

(Fonte: lifegate.it)

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Bando INAIL ISI 2016: ecco il nuovo avviso pubblico

Anche quest’anno L’INAIL promuove il Bando ISI 2016, tramite il quale rende disponibili complessivamente 244.507.756 euro per finanziare le spese sostenute per progetti di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I destinatari degli incentivi sono le imprese, anche individuali, iscritte alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, alle quali vengono assegnati fino a esaurimento, secondo l’ordine cronologico di arrivo delle domande.
Sono finanziabili le seguenti tipologie di progetto:

  1. Progetti di investimento
  2. Progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale
  3. Progetti di bonifica da materiali contenenti amianto
  4. Progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori di attività

 

INAIL finanzia fino al 65% degli investimenti e fino a un massimo di 130.000 euro  (50.000 euro per i progetti di cui al punto 4). Il contributo viene erogato a seguito del superamento della verifica tecnico-amministrativa e la conseguente realizzazione del progetto ed è cumulabile con benefici derivanti da interventi pubblici di garanzia sul credito (es. gestiti dal Fondo di garanzia delle PMI e da ISMEA).

Sarà possibile presentare le domande sul sito INAIL a partire dal 19 aprile, fino al 5 giugno 2017 e, presumibilmente alla fine di giugno, verrà organizzato il click day grazie al quale le imprese potranno inviare attraverso lo sportello informatico la domanda di ammissione al finanziamento. Le imprese collocate in posizione utile per il finanziamento dovranno far pervenire all’INAIL, entro una tempistica prestabilita, la copia della domanda telematica generata dal sistema e tutti gli altri documenti, indicati nell’avviso pubblico, per la specifica tipologia di progetto.

Per ulteriori informazioni ed eventuali approfondimenti contattare lo studio.

 

 

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Nuova Sabatini 2017: finanziamenti alle PMI per investimenti in beni strumentali

SOGGETTI BENEFICIARI
I soggetti beneficiari sono micro, piccole e medie imprese iscritte nel registro delle imprese con eccezione delle imprese attive nei settori dell’industria carboniera, delle attività finanziarie e assicurative e della produzione di prodotti imitativi o sostitutivi di latte e derivati.

INTERVENTO AGEVOLATIVO e CONTRIBUTO
Il contributo concedibile è pari all’ammontare complessivo degli interessi calcolati al tasso del 2,75 per cento su un piano convenzionale di ammortamento, con rate semestrali e della durata di cinque anni, di importo corrispondente al finanziamento. Il finanziamento deve avere le seguenti caratteristiche:
– essere deliberato a copertura del 100% degli investimenti e avere durata massima di 5 anni decorrenti dalla data di stipula (finanziamento) oppure dalla data di consegna del bene (leasing).
– avere un valore non inferiore a 20.000,00€ e non superiore a 2.000.000,00€ per ciascuna impresa beneficiaria;
– essere erogato in un’unica soluzione (NO SAL) entro 30 giorni dalla stipula (finanziamento) oppure entro 30 giorni dalla data di consegna del bene (leasing).

SPESE AMMISSIBILI
Macchinari, impianti, beni strumentali d’impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché di hardware, software e tecnologie digitali. Gli investimenti devono essere ad uso produttivo, correlati all’attività svolta dall’impresa ed essere ubicati presso l’unità locale dell’impresa in cui è realizzato l’investimento.

Lo studio rimane a disposizione per eventuali ulteriori informazioni.

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La distruzione dell’ambiente è un crimine contro l’umanità

Radere al suolo una foresta, contaminare un fiume, sottrarre terre ai paesi in via di sviluppo, questi crimini hanno ripercussioni non solo sull’ambiente e sulle comunità presso le quali l’ingiustizia viene perpetuata, bensì sull’intero genere umano. Proprio per questo la Corte penale internazionale (International Criminal Court, Icc) dell’Aia ha annunciato, con una svolta epocale, che perseguirà anche i crimini ambientali, giudicati d’ora in avanti come crimini contro l’umanità, al pari di un genocidio o dei crimini di guerra.

Trai reati ambientali più gravi figura l’accaparramento delle terre. Si tratta, in pratica, della sottrazione delle terre ai paesi in via di sviluppo da parte delle multinazionali straniere, con grandi ricadute sociali. Questo fenomeno affama infatti migliaia di contadini in tutto il mondo, costringendo intere comunità ad abbandonare le proprie terre. Tra i paesi più colpiti da questo fenomeno ci sono Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea. E proprio un caso di questo fenomeno, avvenuto in Cambogia e che vede coinvolti uomini d’affari ed esponenti del governo, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, facendo procedere l’Icc con indagini e approfondimenti in merito.

L’accaparramento illegale delle terre non sarà l’unico crimine su cui vigilerà l’Icc, saranno anche valutati i casi di sfruttamento dissennato delle risorse naturali, di deforestazione e di costruzione di infrastrutture dall’elevato impatto con la conseguenza che boss e politici complici della distruzione del territorio, colpevoli di radere al suolo le foreste tropicali o di avvelenare le fonti d’acqua potrebbe presto ritrovarsi sotto processo a L’Aia, accanto a criminali di guerra e dittatori.

 

(Fonte: lifegate.it)

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Solidarietà alle vittime del terremoto con la raccolta differenziata di carta e cartone. Questa l’iniziativa del Comieco

Più raccolta differenziata di carta e cartone per aiutare i Comuni colpiti dal terremoto nel Centro Italia. Questo l’invito di Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), in collaborazione con Anci e Conai, rivolto a tutte le famiglie italiane per contribuire alla ricostruzione dei paesi vittime del sisma del 24 agosto scorso.

Il gesto che viene chiesto agli italiani è semplice perché la raccolta differenziata è ormai entrata a far parte delle abitudini quotidiani consolidate: ogni cittadino, nel mese di settembre, dovrà solo aumentare l’impegno nel separare correttamente giornali, scatole, imballaggi di cartone. Seguendo i semplici consigli di Comieco e le regole sulla raccolta differenziata nel proprio Comune, si può ottenere 1 kg di carta pronta per il riciclo. Quello che, da 8 italiani su 10, è considerato un grande gesto di senso civico ed è ormai entrato nella nostra quotidianità; oggi si trasforma in un atto di solidarietà.

“La strada verso la normalità dei Comuni colpiti dal terremoto è ancora lunga e Comieco vuole sostenere questa parte d’ Italia che sta vivendo in situazione di emergenza”, queste le dichiarazioni di Piero Attoma, Presidente del Consorzio. “La carta e il cartone che tutte le famiglie italiane raccoglieranno in più nel mese di settembre, rispetto al settembre 2015, verranno valorizzati economicamente e si trasformeranno in aiuto concreto: circa 7 euro per 100 kg di carta raccolta in più che Comieco verserà ai Comuni coinvolti dal sisma”.

(Fonte: ambientequotidiano.it)

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L’altalena che rende l’acqua potabile

Il problema della carenza di acqua potabile, una risorsa vitale, è purtroppo sentito da molte popolazioni. Secondo un rapporto dell’UNESCO, entro il 2030 il mondo dovrà affrontare la perdita di ben il 40% delle risorse globali di acqua potabile, in uno scenario generale in cui i cambiamenti climatici sono alla base di questo problema.

Nell’ottica di ricerca e sviluppo di nuovi sistemi per estrarre e raccogliere l’acqua potabile purificandola in Corea del Sud nasce, fra gli altri, una vera e propria altalena capace di estrarre acqua dal sottosuolo e purificarla per renderla potabile; brevettata dai ricercatori dell’Università di Hanyang.

L’altalena, progettata da Jin Hyuk Kim, fa sì che si generi un flusso d’acqua grazie all’attivazione di una turbina che spinge l’acqua in un tubo collegato a sua volta con un rubinetto. Il flusso passa prima in un microtubo di carbonio che agisce da filtro per rimuovere virus e batteri: in questo modo si ottiene acqua potabile, senza bisogno di trasportarla a mano per lunghi tratti.

Questa invenzione consente di recuperare una fonte di vita coinvolgendo allo stesso tempo dei bambini nel processo di recupero che simula un gioco.

Un tubo che si estende sotto il piano di calpestio può essere pressurizzato con questa tecnologia intelligente, e un’ora di attività sull’altalena potrebbe fornire, filtrandola, abbondante acqua depurata per un cospicuo numero di persone assetate.

(Fonte: architetturaecosostenibile.it)

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Energia solare, Italia prima al mondo per l’utilizzo del fotovoltaico

L’Italia si piazza al primo posto nel mondo per l’utilizzo del fotovoltaico. Nel nostro paese l’energia solare copre l’8% dei consumi energetici. Seguono in classifica la Grecia con il 7,4% e la Germania con il 7,1%. A rivelarlo un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), organizzazione intergovernativa dell’Ocse che raccoglie 29 fra i paesi più industrializzati al mondo.

Il rapporto “Snapshot of Global PV Markets” spiega che la capacità produttiva mondiale del fotovoltaico nel 2015 è cresciuta di 50 GW (gigawatt), arrivando ad almeno 227 GW. La crescita maggiore è stata in Cina, con 15,3 gigawatt in più nel 2015, seguita da Giappone (11 GW), Usa (7 GW), Ue (7 GW) e India (2 GW). La regione Asia-Pacifico rappresenta da sola il 59% del mercato globale dell’energia solare.

Dopo Italia, Grecia e Germania, i paesi che utilizzano di più il fotovoltaico sono il Belgio e il Giappone (intorno al 4%), poi la Bulgaria, la Repubblica Ceca e l’Australia (intorno al 3,5%). La Cina è solo ventunesima, con solo l’1% del suo fabbisogno coperto dal sole. Peggio ancora gli Usa, al venticinquesimo posto con meno dell’1%.

(Fonte: ambientequotidiano.it)

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E-commerce & R.A.E.E.: il binomio che aiuta l’ambiente

Parte dall’Italia una grande novità nella gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici, (RAEE), di chi acquista online. Ecco tutti i vantaggi per clienti e venditori.

Il nuovissimo progetto, dedicato appunto all’e-commerce è nato dalla collaborazione tra cinque dei maggiori consorzi italiani senza scopo di lucro (Ecoped, ecoR’it, ERP Italia, Remedia e Ridomus).

L’iniziativa in questione riguarda proprio i Raee di piccole dimensioni e prevede un meccanismo molto lineare e vantaggioso per tutti i soggetti coinvolti: il cliente che acquista un nuovo prodotto elettrico o elettronico online sugli e-commerce aderenti, può decidere di riconsegnare un apparecchio equivalente presso uno dei Centri di Assistenza Tecnica convenzionati, dislocati su tutto il territorio nazionale e reperibili sul sito www.raeecoupon.it, evitando così di portarlo nell’isola ecologica della sua città. In cambio si otterranno dei piccoli buoni da spendere presso gli stessi centri, che potranno riservare, in aggiunta, anche ulteriori promozioni.

I vantaggi non mancano anche per produttori e distributori, che troveranno così un modo pratico e semplice per essere conformi alle disposizioni ambientali, ottenendo un maggior traffico verso il proprio negozio, pubblicità per i propri prodotti, prelievo gratuito delle apparecchiature ritirate e dei propri rifiuti speciali, con uno sgravio di tutte le incombenze burocratiche collegate alla questione, che verranno prese in carico direttamente dai responsabili di Raee Coupon.

“Il progetto nasce per cercare di risolvere la situazione attuale in merito allo smaltimento dei devices che” –spiega Luciano Teli, Responsabile del progetto Raee Couopon, -“ad oggi non avviene in maniera corretta. In termini ambientali il gruppo dei piccoli elettrodomestici vale oggi in media circa 250 milioni di chilogrammi immessi sul mercato italiano ogni anno. Il tasso di ritorno ad oggi è del 14 per cento. L’obiettivo è arrivare al 20 per cento da gestire correttamente col nostro sistema. L’online vale il 30 per cento delle vendite totali, quindi 15 milioni di apparecchiature elettroniche che ad oggi non hanno soluzioni per essere gestite correttamente. Raee Coupon vuole offrire una soluzione a questo problema.”

(Fonte: lifegate.it)

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Limitazioni sulle emissioni di CO2 per i trasporti su strada: probabili nuove disposizioni dall’UE

L’agenzia di stampa britannica Reuters, che ha potuto consultare una bozza del documento non ancora arrivato in sede di discussione, ha rivelato che dal 2020 la Commissione Europea potrebbe proporre delle limitazioni sulle emissioni di CO2 per camion e gli altri mezzi di trasporto su strada più inquinanti, oltre a imporre nuovi standard di efficienza dei combustibili per le auto.

L’UE in questo modo armonizzerebbe le proprie politiche sull’inquinamento dei trasporti su ruote, dopo aver già introdotto un tetto per auto e furgoni fissato a 95 grammi di CO2 al chilometro a partire dal 2021. Come presumibile, si tratta inoltre di una misura con importanti ricadute sulla qualità dell’aria, dal momento che quello dei camion è proprio il segmento più inquinante: è il  responsabile stimato di circa il 25% di tutte le emissioni di CO2 dei trasporti su strada. Occorrono evidenti modifiche mirate per rallentare il processo di inquinamento.

“La Commissione perciò velocizzerà il lavoro di analisi per formulare opzioni sugli standard relativi ai mezzi pesanti e lancerà una consultazione pubblica che prepari il terreno a una proposta sul piano legislativo”, si legge nel documento visto da Reuters. Inoltre, la bozza contiene una serie di proposte per abbassare ulteriormente l’impronta di CO2 dei trasporti, tra le quali vanno segnalate una proposta di legge per fissare standard sull’efficienza dei combustibili per i mezzi pesanti e una revisione degli standard di emissioni di auto e furgoni dopo il 2020.

Nella pratica, queste misure dovrebbero passare attraverso l’introduzione di una nuova procedura di test sulle emissioni di CO2, alla base delle certificazioni rilasciate oggi ai veicoli, e un’altra legge che riguardi il monitoraggio e la revisione del consumo di combustibile per i trasporti su gomma.

(Fonte: rinnovabili.it)

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Perchè riciclare? Ecco qualche curiosità

Acciaio
Con 13 barattoli di acciaio si ottiene una padella. 7 scatolette da 50 gr potrebbero diventare un vassoio. 19.000 barattoli per conserve sono la quantità necessaria per produrre un’auto. In più di dieci anni sono state recuperate quasi 3.000.000 di tonnellate di acciaio; l’equivalente in peso di 300 Tour Eiffel!

Alluminio
Dal riciclo di 800 lattine per bevande si ottiene una city-bike. Bastano 37 lattine per fare una moka da 3 tazze e che tutte le moka prodotte in Italia, circa 7 milioni di pezzi all’anno, sono di alluminio riciclato. 640 lattine possono servire per fare 1 cerchione per auto. Con 130 lattine si fa un monopattino.

Carta
Con 3 scatole da scarpe riciclate si può ottenere 1 cartelletta. Ogni anno in Italia, grazie alla raccolta differenziata di carta e cartone si risparmiano emissioni nocive per l’atmosfera, equivalenti al blocco totale di tutto il traffico per ben 6 giorni e 6 notti! Lo smaltimento di carta e cartone dal 1998 al 2008 equivale alla portata di 170 discariche di medie dimensioni che così, grazie al riciclo, non sono state realizzate nel territorio. Le foreste europee sono in costante aumento perché L’Europa è all’avanguardia nella gestione forestale sostenibile. La cellulosa vergine proviene da boschi appositamente piantati per produrre legname i cui sottoprodotti vengono utilizzati per produrre carta. Ogni anno l’incremento medio della superficie forestale europea è di 661.000 ettari, un territorio grande 2 volte la Valle d’Aosta.

Legno
Con il riciclo di 1 cassetta di legno si ottiene 1 attaccapanni. Con il riciclo di 4 pallet si fa 1 scrivania. Con il riciclo di 30 pallet si ottiene 1 armadio. I pannelli di truciolare prodotti ogni anno con il legno riciclato sarebbero sufficienti a coprire la superficie di tutta l’area edificata della città di Roma.

Plastica
Con 27 bottiglie di plastica si fa 1 felpa di pile. Con 67 bottiglie dell’acqua si fa 1 imbottitura per un piumino matrimoniale. Con 45 vaschette e qualche metro di pellicola in plastica si fa 1 panchina. Con 11 flaconi di detersivo si fa 1 annaffiatoio.

Vetro
Con 1 kg di rottame di vetro recuperato con la raccolta differenziata si ottiene 1 Kg di nuovi contenitori in vetro riciclati, all’infinito e senza alcuna perdita. Il riciclo del vetro permette di risparmiare molta energia di fusione (fino al 25-30%) e il 120% di materie prime. Infatti una bottiglia di vino di 350 g si produce con 350 g di vetro riciclato oppure con 420 g di materie prime tradizionali.
Ogni 3-4 imballaggi riciclati, si risparmia l’energia necessaria per fabbricare il successivo.

(Fonte: ecodellacittà.it)

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Credito d’imposta per interventi di bonifica da amianto effettuati nel 2016

Con una dotazione finanziaria di 17 milioni di Euro è in arrivo il Credito d’Imposta per le imprese che effettuano interventi di bonifica da amianto.

Il testo del Decreto attuativo del bonus amianto, istituito dal Collegato ambientale, ha appena passato il vaglio del Ministero dell’Economia e si prepara ora al passaggio definitivo davanti alla Corte dei conti.

Secondo indiscrezioni che trapelano in questi giorni, l’atteso decreto attuativo approderà in Gazzetta ufficiale entro l’estate. Trenta giorni dopo la pubblicazione del decreto scatterà la corsa alle domande secondo il meccanismo del “click day” che assegnerà il Credito d’Imposta sino ad esaurimento fondi. Stando alle ultime ufficiose notizie, il click day si terrà nel mese di Settembre, con la pubblicazione del decreto un mese prima.

A beneficiare del Credito di Imposta saranno i titolari di reddito di impresa che effettuano interventi di bonifica dall’amianto su beni e strutture produttive durante il 2016. Sono due le tipologie di costi eleggibili:

  1. interventi di rimozione e smaltimento, anche previo trattamento in impianti autorizzati, dell’amianto presente in coperture e manufatti di beni e strutture produttive ubicati nel territorio nazionale effettuati nel rispetto della normativa ambientale e di sicurezza nei luoghi di lavoro

 

  1. consulenze professionali e perizie tecniche, entro il limite del 10% delle spese totali e, comunque, non oltre i 10.000 Euro per ogni progetto.

 

Le spese devono risultare da un’attestazione di un professionista, come il presidente del collegio sindacale, un revisore legale, un commercialista o un consulente del lavoro.

Il Credito è riconosciuto nella misura del 50% delle spese totali che superino l’importo minimo di 20.000 Euro. Il limite massimo dei costi ammissibili è pari a 400.000 Euro per ogni impresa, che equivalgono a 200.000 Euro di sgravio. L’incentivo non è cumulabile con altre agevolazioni.

Il Credito d’Imposta è ripartito in tre quote annuali di pari importo da fruirsi in compensazione. La prima quota annuale sarà utilizzabile a decorrere da Gennaio 2017.

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L’hashtag #UnSaccoGiusto contro i sacchetti di plastica biodegradabile illegali

#UnSaccoGiusto è la nuova campagna di Legambiente che fa luce sul ruolo della criminalità organizzata nello “spaccio” di sacchetti biodegradabili nei supermercati di tutta Italia.
Metà dei sacchetti in circolazione in circolazione sono inquinati con materiali che non si biodegradano e, anche per questo, sono illegali. La nostra economia, dunque, perde circa 160 milioni di euro l’anno, da aggiungere ai 30 milioni di euro di evasione fiscale e ai 50 milioni che bisogna spendere per smaltire i sacchetti bio fuorilegge.
La legge italiana sulle buste di plastiche è innovativa e straordinaria, diventata esempio in Europa. Purtroppo proprio perché incide su un comparto produttivo molto importante è diventata terreno d’azione delle ecomafie che inquinano il mercato legale e impongono i loro prodotti soprattutto negli esercizi commerciali al dettaglio o nei mercati rionali. Del resto produrre fuori legge costa la metà: un chilogrammo di bioplastica costa circa 4 euro, mentre un chilogrammo di materiale in polietilene ne costa due. Sul mercato però vengono venduti allo stesso prezzo, rendendo alla filiera illegale grandi guadagni”, ha affermato la presidente di Legambiente, Rossella Muroni.
Molti scelgono i sacchetti per risparmiare anche perché, mancando i controlli, non ci sono molte alternative. In altre realtà invece, l’acquisto errato è una forma di estorsione. Per combattere queste situazioni è importante che chi fa il proprio dovere non rimanga solo, ma protetto dalla comunità e dall’associazionismo. Per quanto riguarda i controlli, invece, bisogna colpire prima di tutto chi commercializza e chi produce questi sacchetti illegali perché il piccolo commerciante non è il vero colpevole.
Sì ma, come possiamo riconoscere i sacchetti giusti?
I sacchetti giusti sono riconoscibili dalle certificazioni che li contraddistinguono dagli shopper illegali. Purtroppo non è sempre semplice perché a volte la contraffazione è finissima. Per questo è sempre importante tenere gli occhi aperti, informarsi, scegliere prodotti virtuosi e denunciare l’illegalità.

(Fonte: Lifegate.it)

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Norvegia, emissioni zero con le autostrade per bici

Circa 850 milioni di euro stanziati per la costruzione di una rete di strade dedicate ai ciclisti: così la Norvegia punta a diventare la prima nazione a emissioni zero entro il 2050: il governo locale ha annunciato di voler stanziare questa enorme somma nella costruzione di una rete di 10 autostrade a due corsie dedicate esclusivamente alle biciclette e distribuite per tutto il Paese.

In questo modo si spera di incentivare l’utilizzo delle due ruote e alleggerire il già congestionato trasporto pubblico: le autorità locali sperano che, da qui al 2030, il 10-20% del totale degli spostamenti possa avvenire in bici, dimezzando così nel breve periodo i gas serra legati ai trasporti, nell’ottica di divenire un Paese a zero emissioni.

Di pari passo il governo sta adottando un’altra misura per disincentivare l’impiego di auto  aumentando progressivamente le tasse sui veicoli, nell’ottica di arrivare alla crescita zero da questo punto di vista.

Le nuove autostrade dovrebbero consentire ai pendolari di viaggiare a velocità fino a 40 km all’ora, anche se il clima e le caratteristiche del territorio non sono esattamente propizie e – usciti dalle città – salite e dislivelli si fanno importanti. Forse anche per questo motivo le due ruote, in Norvegia, sono meno popolari che negli altri paesi scandinavi.

 

(Fonte: Focus.it)

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Islanda: catturare anidride carbonica per trasmormarla in roccia

Il progetto è di un gruppo di studio islandese che ha voluto sequestrare la CO2 residua della lavorazione industriale e renderla solida, in modo che non potesse più sfuggire: sono infatti riusciti a catturare le emissioni inquinanti nelle rocce basaltiche dell’isola, tramutando, in pochissimi mesi, l’anidride carbonica in calcare.
Juerg Matter della Southampton University (Gran Bretagna), principale autore dello studio, scrive che «Il 95% delle 220 tonnellate di CO2 iniettate nella roccia è stato convertito in calcare in meno di due anni».
In verità, l’idea del sequestro geologico della CO2 non è nuova, ma i tentativi svolti finora avevano provato a confinare le emissioni in depositi di arenaria, o in falde acquifere profonde sigillate da “tappi” di rocce impermeabili, con il rischio che il gas potesse tornare in superficie.

Per ovviare questo problema, il gruppo-studio islandese, ha cercato di solidificare la CO2 “in loco”: il gas è stato disciolto in acqua creando un liquido leggermente acido che è stato pompato sottoterra, in basalti vulcanici a centinaia di metri di profondità. Il basso pH del liquido ha disciolto gli ioni di calcio e magnesio nelle rocce, che hanno poi reagito con la CO2 per creare carbonato di calcio e magnesio.

La CO2 era stata taggata con l’isotopo radioattivo carbonio-14 per tracciarne il percorso: è stato così possibile stabilire che non vi è stata alcuna perdita di gas nè in atmosfera nè nel suolo limitrofo. In futuro, il metodo potrebbe essere sperimentato in altre rocce basaltiche – ce ne sono in tutti i continenti e, in abbondanza, nella crosta oceanica anche se, e ne va tenuto conto, non tutti i basalti sono uguali dal punto di vista chimico: solo ulteriori studi sul campo potranno chiarire l’utilità di questo metodo.

Tuttavia il progetto presenta diversi punti critici, a cominciare dal costo: catturare la CO2 residua dagli impianti industriali, e costruire le infrastrutture per mischiarla ad acqua e inviarla sottoterra, è un processo costoso, difficilmente affrontabile senza incentivi. Inoltre, questa forma di stoccaggio richiede notevoli quantità d’acqua: di tutto il materiale inviato nei basalti, soltanto il 5% è CO2, il resto è acqua da reperire in qualche modo.

(FONTE: focus.it)

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I cambiamenti climatici mettono a rischio il patrimonio culturale mondiale

Gli eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico stanno mettendo a rischio le icone del patrimonio mondiale dell’umanità. Dall’Isola di Pasqua in Polinesia al sito di Stonehenge in Gran Bretagna fino alla città di Venezia, luoghi centenari o perfino millenari potrebbero essere compromessi irrimediabilmente.

L’allarme è lanciato dall’UNESCO, nel suo rapporto “World Heritage and Tourism in a Changing Climate”, uscito il 26 maggio che esamina le potenziali ricadute del cambiamento climatico sui luoghi inseriti nella lista del Patrimonio mondiale.
La conclusione è che le variazioni meteorologiche possono avere un forte impatto negativo sul settore turistico.

Alcune statue dell’isola di Pasqua, per esempio, corrono il pericolo di essere risucchiate dal mare a causa dell’erosione costiera. Lo stesso problema riguarda da vicino un importante parte d’Italia. Venezia è infatti minacciata «in modo immediato» dal cambiamento climatico per l’innalzamento dei livello del mare, ma anche per i crescenti fenomeni di erosione del litorale.

Molte delle più importanti barriere coralline del mondo hanno subito uno sbiancamento senza precedenti legato all’azione del clima combinata con il fenomeno El Niño. Stesso problema colpisce la Grande Barriera Corallina australiana..

Lo studio ha analizzato 31 siti naturali e culturali del patrimonio mondiale in 29 Paesi, tra cui la città portuale colombiana di Cartagena, la città vietnamita di Hoi An e le Isole Galapagos, minacciate da eventi meteorologici estremi come l’aumento delle temperature, del livello dei mari e la siccità.

I siti del Patrimonio Mondiale sono importanti, sottolineano i ricercatori, anche perché le foreste e gli habitat costieri possono aiutare a immagazzinare carbonio proteggere i territori da tempeste e inondazioni. Per mantenere questi luoghi almeno parzialmente intatti è essenziale rispettare gli obiettivi contenuti nell’accordo sul clima, e cioè non superare mai un aumento delle temperature globali di 2 °C rispetto al periodo preindustriale.

(FONTE: Rinnovabili.it, http://www.rinnovabili.it/ambiente/patrimonio-mondiale-cambiamento-climatico-333/)

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Spiagge italiane: aumentano Bandiere Blu, ma 7 rifiuti ogni metro

Quest’anno ben 152 Comuni rivieraschi (cinque in più del 2015) per 293 spiagge complessive (280 l’anno scorso) e 66 approdi turistici potranno fregiarsi della Bandiera Blu 2016, il riconoscimento internazionale assegnato dalla Foundation for Environmental Education (Fee), che premia la qualità delle acque di balneazione ma anche il turismo sostenibile, l’attenta gestione dei rifiuti e la valorizzazione delle aree naturalistiche.
Sul podio la Liguria con 25 località premiate e due nuovi ingressi (Cerviale e Levanto), segue la Toscana (19 e un nuovo ingresso, Massa) e le Marche (17).

I criteri guida per l’assegnazione delle bandiere Blu vanno dalla “assoluta validità delle acque di balneazione” (devono avere una qualità eccellente) all’efficienza della depurazione, dalla raccolta differenziata alle aree pedonali, piste ciclabili e spazi verdi.

Tuttavia sono più di 33 mila i rifiuti che Legambiente ha trovato su 47 spiagge italiane, nel terzo anno della sua campagna “Beach Litter”, in cui sono stati passati al setaccio 106 mila metri quadri di arenili nel nostro Paese. Secondo le stime dell’associazione, in media si avrebbero 714 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia.

A farla da padrona, anche quest’anno, è la plastica soprattutto di dimensioni minori di 50 centimetri(76,3%) seguita da mozziconi di sigarette (7,9%), rifiuti di carta (5,5%), metallo (3,6%), vetro/ceramica (3,4%), legno (1,3%), rifiuti tessili (1,2%) e gomma (0,8%).

La maglia nera di litorale più sporco va alla spiaggia di Coccia di morto, a Fiumicino. Qui, dove sfocia il Tevere, si accumulano i rifiuti provenienti dal fiume.

 

(Fonte: http://www.rinnovabili.it/ambiente/italia-rifiuti-spiaggia-333/; http://www.lifegate.it/persone/news/istat-citta-verdi-2016)

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TTIP: Cos’è?

Con la sigla TTIP si intende il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti (acronimo di “Transatlantic Trade and Investment Partnership”), inteso come accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America.

Le opinioni sono contrastanti: per alcuni prevederebbe che le legislazioni statunitensi ed europee vengano sottomesse alle regole delle multinazionali, per altri faciliterebbe i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti.

Si tratta comunque di un trattato di importanza storica poichè coinvolge le due maggiori potenze occidentali che, da sole, contribuisono a circa il 45 per cento del PIL mondiale .

I negoziati iniziarono ufficialmente e segretamente nel giugno 2013. L’UE ha diffuso un documento di 18 pagine contenente il suo mandato a negoziare. Oltre alle direttive della UE ai negoziatori, sono comunque trapelate nel corso del tempo varie bozzeì che riguardano alcuni singoli contenuti dell’accordo.

Nell’unico documento ufficiale diffuso dall’UE, l’accordo dovrebbe agire in tre principali direzioni: aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, uniformare e semplificare le normative tra le due parti, migliorare le normative stesse.

L’accesso al mercato riguarda quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici.
Si prevede l’eliminazione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali di merci e misure antidumping.

Diversi studi hanno concluso che l’accordo avrà benefici sia per gli Stati Uniti che per l’UE, ad esempio ci sarebbe un aumento del volume degli scambi (in particolare delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti) ed un aumento del PIL mondiale e dei singoli stati. Si avrebbero infine dei benefici derivanti dalla semplificazione burocratica e dalle regolamentazioni.

Una delle principali critiche ai negoziati, invece, è la loro segretezza e mancanza di trasparenza.
Il trattato inoltre rischierebbe di mettere in crisi l’agricoltura europea e le piccole e medie imprese che non potrebbero reggere la concorrenza e di minacciare la salute dei consumatori perché i principi su cui sono basate le leggi europee sono diverse da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione mentre negli Stati Uniti spesso si procede al contrario.
In più le disposizioni a protezione della proprietà intellettuale e industriale attualmente oggetto di negoziati potrebbero minacciare la libertà di espressione su internet o privare gli autori della libertà di scelta in merito alla diffusione delle loro opere.
Una delle questioni più controverse, infine, riguarda la clausola Investor-State Dispute Settlement che prevede la possibilità per gli investitori di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte dello Stato destinatario dell’investimento estero, delle norme di diritto internazionale in materia di investimenti.

(Fonte:http://www.ilpost.it/2014/11/06/ttip-2/)

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L’impianto solare termico più grande del mondo

Sorto come un miraggio nella sconfinata valle desertica, l’impianto solare termico più grande del mondo, chiamato Ivanpah Solar Electric Generating System, sarebbe stato “acceso” a fine Settembre vicino ad Ivanpah, nella parte californiana del Mojave. Con tre stabilimenti, ognuno dotato di serie di pannelli che convogliano i raggi del sole verso una torre centrale alta più di 130 metri, dove diverse turbine si attivano con il vapore, creando energia, grazie al contatto tra acqua e calore, l’intero impianto produrrebbe complessivamente 392 megawatt di potenza, sufficiente in linea teorica per rifornire di elettricità 140mila case. In compenso ha un bassissimo impatto per quanto riguarda le emissioni.

Il mega-progetto è frutto di una partnership tra le società NGR Energy, BrightSource Energy, Google e Bechtel.
Tuttavia questo progetto, che sembrerebbe essere un virtuoso modello per il settore dell’energia rinnovabile, spaventa ambientalisti e attivisti della zona. L’enorme impianto, infatti, potrebbe alterare irreversibilmente l’habitat del Mojave.

Gli effetti saranno da vagliare, l’opera si è però già guadagnata un posto tra gli esempi mondiali più eclatanti di utilizzo di fonti rinnovabili.

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22 Aprile – Giornata Mondiale della Terra

Il 22 aprile tutto il mondo celebra la Giornata della Terra, l’Earth Day. Serve a ricordarci che dovremmo avere più cura e rispetto per il pianeta su cui viviamo. L’idea è venuta nel 1970 al senatore statunitense Gaylord Nelson all’indomani della catastrofica fuoriuscita di petrolio avvenuta nel mare di Santa Barbara in California.
Da allora, il nostro pianeta si è deteriorato. Abbiamo perso tante foreste: una superficie boschiva grande come il Sudafrica. Gli allevamenti intensivi di bovini fanno consumare 15 volte più acqua delle coltivazioni di frutta e verdura. Solo in Italia, 3,1 miliardi metri cubi di acqua vengono sprecati ogni anno a causa delle falle della rete idrica. E se non invertiamo la rotta, entro il 2100 la temperatura salirà di 5 gradi, a causa dell’inquinamento atmosferico.
Nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti la utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili.
In Italia, la giornata è seguita da Earth Day Italia, in partnership con l’Earth Day Network di Washington, l’ONG internazionale che promuove l’iniziativa. Attiva dal 2007, l’associazione ha creato una piattaforma permanente di comunicazione per l’ambiente che opera tutto l’anno per offrire incontri, strumenti di comunicazione, campagne di sensibilizzazione e di fund raising volte a trasformarsi in concrete azioni per la salvaguardia del pianeta.
L’edizione di quest’anno, la numero 46 dell’Earth Day, arriva dopo un anno decisivo per le tematiche sul cambiamento climatico: lo scorso 12 dicembre a Parigi, infatti, i delegati di 195 paesi riuniti per la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), hanno sottoscritto una serie di impegni molto precisi sulla riduzione del riscaldamento globale sul taglio delle emissioni di gas a effetto serra e l’impegno finanziario per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella sfida alla sostenibilità ambientale. Proprio in occasione della Giornata della Terra del 22 aprile, con una cerimonia presso la sede delle Nazioni Unite a New York verrà aperto alla firma degli altri Stati questo Accordo sul clima raggiunto a Parigi lo scorso dicembre.

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Referendum sulle trivelle del 17 aprile

Domenica si voterà una sola scheda, gialla che recherà la seguente domanda:

Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

Perché il risultato del referendum sia valido bisognerà raggiungere il quorum, cioè servirà che vada a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto.
Nel caso venga raggiunto il quorum, se i sì dovessero essere più dei no sarà impedito l’ulteriore sfruttamento degli impianti già esistenti entro le 12 miglia dalla costa una volta scadute le concessioni: gli effetti si dovrebbero vedere a partire dal 2018, quando scadranno i permessi per 21 delle 31 concessioni attive in Italia. Il referendum non riguarda le concessioni per nuove trivellazioni.
Se dovessero vincere i no, invece, la legge non verrà modificata e le estrazioni in corso potranno continuare fino all’esaurimento del giacimento.

Potranno votare tutti i cittadini italiani maggiorenni e in possesso di una tessera elettorale. Per votare bisognerà andare al proprio seggio elettorale – quello indicato sulla tessera elettorale personale – nel comune di residenza: con un documento e la suddetta tessera. I seggi saranno aperti il 17 aprile dalle 7 alle 23, ora in cui inizierà lo scrutinio delle schede. Chi non trovasse più la tessera può farne richiesta fino al giorno precedente il referendum presso gli uffici del proprio comune.

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Una città a ‘Zero rifiuti’ è possibile

I residenti a Kamikatsu, una piccola città giapponese nella regione dello Shikoku, differenziano la loro spazzatura in ben 34 categorie differenti.

Al centro di raccolta dei rifiuti in Kamikatsu, Giappone, ci sono contenitori per la raccolta differenziata di diversi tipi di carta: i giornali vengono distinti dalle riviste, i cartoni dai volantini. Le lattine, invece, vanno separate in base al materiale, che sia alluminio o acciaio. Le bottiglie di plastica vengono raccolte in contenitori diversi dai tappi. 

I cittadini stessi a separano i materiali accuratamente a casa, ed li portano poi al centro di riciclaggio.

Sono anche stati creati un negozio, dove i residenti possono barattare gli oggetti che non usano più, anziché gettarli, e un laboratorio dove è possibile creare borse, vestiti e anche bambole utilizzando materiali di scarto.

La grande ambizione di questa città è di ridurre a zero i rifiuti entro il 2020. Attualmente già l’80% della spazzatura viene riciclata, e solo il 20% finisce in discarica.

Il Giappone, d’altra parte, ha investito molto sul riciclaggio. Tutte le imprese sono tenuti per legge a riciclare, e i sistemi di smistamento del paese sono tra i più estesi al mondo. Basti pensare che nella seconda città più grande del Giappone, Yokohama, con una popolazione di 3,7 milioni, i cittadini ricevono un manuale di 27 pagine su come differenziare più di 500 articoli diversi.

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A Milano arriva il container itinerante per la raccolta RAEE

Cellulari vecchi, asciugacapelli malfunzionanti, lampadine esauste, tostapane arrugginiti sono solo alcuni dei rifiuti elettrici ed elettronici di cui i milanesi potranno disfarsi senza necessariamente recarsi in ricicleria.

Con il progetto RAEE Parking si avvia infatti il progetto sperimentale di raccolta itinerante di RAEE tramite un container automatizzato che girerà per la città, stazionando in cinque diverse postazioni per un periodo di circa 2 mesi ciascuna, consentendo ai cittadini di conoscere e usufruire del servizio.

Per utilizzare tale servizio l’utente che si reca al container dovrà inserire nell’apposita fessura la Carta Regionale dei Servizi (CRS) e selezionare il tipo di rifiuto che intende conferire, inserendolo successivamente all’interno dello sportello dedicato che si aprirà automaticamente.
Le cinque località in cui verrà posizionato il container per la raccolta RAEE – accessibile ai cittadini tutti i giorni dalle ore 7 alle 21 – nei 10 mesi della sperimentazione sono:

dal 21.3 al 19.5 Giardini Indro Montanelli, ingresso via Palestro
dal 20.5 al 19.7 Via Bisi Albini, dopo via Filippi Filippo
dal 20.7 al 19.9 via Quarenghi 32
dal 20.9 al 17.11 viale Legioni Romane 54
dal 18.11 al 20.1 via Oglio, angolo via Mincio

Il progetto è realizzato da Amsa e sponsorizzato da Ecolight, un consorzio nazionale senza fini di lucro che ha la finalità di garantire il raggiungimento degli obiettivi nazionali di recupero e riciclo dei RAEE fissati dalle normative europee di settore. “Con questo progetto ci rivolgiamo prevalentemente ai piccoli rifiuti elettronici come cellulari e tablet, lampadine a risparmio energetico e schermi di ridotte dimensioni: sono i rifiuti che più facilmente sfuggono a una corretta raccolta” afferma il presidente del consorzio Ecolight Walter Camarda “L’iniziativa, che è frutto del progetto europeo Identis WEEE per l’individuazione di innovativi strumenti di raccolta, contribuirà a raggiungere gli obiettivi di raccolta che l’Europa ha indicato per quest’anno: dagli attuali 4,1 kg di RAEE per abitante (5,2 per quanto riguarda la Lombardia) dovremo arrivare a circa 5,8 kg procapite”.

(Continua a leggere su Green Planner Magazine: Raccolta RAEE, a Milano arriva il container itinerante http://www.greenplanner.it/2016/03/24/raccolta-raee-container-itinerante/)

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Il 22 marzo è la Giornata Mondiale dell’Acqua

La Giornata Mondiale dell’Acqua è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all’interno delle direttive dell’agenda 21, risultato della conferenza di Rio per celebrare simbolicamente questo indispensabile elemento.

Il 22 marzo di ogni anno gli Stati che siedono all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono invitati alla promozione dell’acqua con attività concrete nei rispettivi Paesi.

Dal 2005 tale giornata viene utilizzata, oltre che dagli Stati membri del Palazzo di Vetro, anche da una serie di Organizzazioni Non Governative per sensibilizzare l’attenzione del pubblico su varie questioni e problematiche riguardanti l’acqua, con occhio di riguardo alla sostenibilità degli habitat acquatici e all’accesso all’acqua dolce. Secondo l’Unicef sarebbero, infatti, circa 750 milioni le persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile.

Ogni tre anni, a partire dal 1997, il World Water Council, organismo non governativo internazionale creato nel 1996 come piattaforma degli organismi internazionali e specialisti nel settore dell’acqua, con uno status consultivo speciale loro attribuito da Unesco ed Ecosoc, convoca un World Water Forum (Forum sull’acqua) per raccogliere i contributi e dibattere intorno agli attuali problemi locali, regionali e globali, problemi che non possono essere risolti senza un accordo quadro con obiettivi e strategie comuni. All’incontro del 2012 a Marsiglia hanno preso parte oltre 140 delegazioni ministeriali e più di 180 paesi rappresentati, tra cui l’Italia. L’ultimo incontro dal tema “acqua e sviluppo sostenibile”è stato quello del 2015 a Daegu-Gyeongbuk in Corea del Sud.

L’edizione del 2016, il cui slogan è “Better water, better jobs”, è dedicata al ruolo centrale che l’acqua svolge nella creazione di posti di lavoro. In occasione della giornata sono previste numerose iniziative organizzate in tutto il mondo. In Italia diversi eventi sono promossi dal Politecnico di Milano, come: il workshop “L’acqua e l’ingegneria: oggi e domani”, uno spazio espositivo intitolato “I mille volti dell’acqua”, il concorso fotografico “Acqua: sfide e opportunità” e seminari e conferenze che si svolgeranno tra le 14 e le 19 (presso l’Aula Beltrami e l’Aula Castigliano).

Questa giornata vuole dunque ricordarci il valore di questo elemento che spesso diamo per scontato, ma che influisce su ogni aspetto della nostra esistenza.

 

(Fonte: Lifegate)

 

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Legge contro gli sprechi alimentari approvata dalla Camera

La legge contro gli sprechi alimentari passa alla Camera. Potrà essere donato il cibo ancora commestibile e viene liberalizzata la family bag al ristorante. Ora tocca al Senato.

Approvata la legge contro gli sprechi alimentari, giovedì 17 marzo. La proposta, che ora passa al vaglio del Senato, è di favorire il recupero, la distribuzione e la valorizzazione delle eccedenze alimentari per fini di solidarietà sociale. 277 sì, nessun contrario e 106 le astensioni: quelle dei deputati del Movimento 5 stelle, Forza Italia e Lega Nord.

Vengono definiti eccedenze alimentari i prodotti, ancora commestibili, scartati dalla catena agroalimentare e dalla grande distribuzione per ragioni commerciali o estetiche, oppure perché in prossimità della data di scadenza.

La cessione da parte degli operatori del settore alimentare (negozi, produttori, ristoranti, mense) per legge deve essere gratuita e destinata ad organizzazioni private senza scopo di lucro, come le Onlus, le associazioni e le cooperative sociali che devono, a loro volta, destinarle primariamente a persone indigenti.

Si sottintende il cibo debba essere perfettamente commestibile e ben conservato. Gli operatori che effettuano le cessioni gratuite, infatti, sono considerati responsabili della sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti fino al momento della cessione stessa.

Viene introdotta anche la family bag che permetterà ai clienti il trasporto a casa delle pietanze avanzate al ristorante. Per legge, inoltre, le regioni possono stipulare accordi o protocolli d’intesa al fine di promuovere comportamenti responsabili e pratiche virtuose come dotare gli operatori della ristorazione di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, idonei a consentire ai clienti l’asporto dei propri avanzi di cibo.

Come incentivo alle cessioni, agli operatori del settore vengono concesse alcune agevolazioni fiscali in materia di Iva e vi è la facoltà per il comune di applicare un coefficiente di riduzione sulla tariffa dei rifiuti alle imprese che effettuano le cessioni. 

Bisogn aggiungere anche che la legge si applica anche ai prodotti farmaceutici non scaduti e correttamente conservati che possono essere donati alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus) per la distribuzione agli indigenti.

(Fonte: Lifegate)

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Informativa Bando INAIL – RIMOZIONE ETERNIT

Abbiamo il piacere di informarVi che I’INAIL ha pubblicato il nuovo Bando per il miglioramento della sicurezza nei luoghi di lavoro.

La misura prevede la concessione di un contributo a fondo perduto pari al 65% dell’investimento fino ad un massimo di 130 mila Euro.
La novità del bando ISI 2015 è l’introduzione di un asse dedicato per progetti di bonifica da materiali contenenti amianto.

Anche quest’anno la presentazione della domanda di finanziamento sarà subordinata al raggiungimento di una soglia minima di punteggio pari a 120 punti.

Le domande potranno essere compilate dal 01 Marzo al 05 Maggio 2016.
Dal 19 Maggio 2016 I’INAIL comunicherà date e orari del click-day per la prenotazione dei contributi
secondo l’ordine cronologico di arrivo delle domande.

Per ogni ulteriore approfondimento potete contattare il vostro referente ECOFINDER SRL oppure inviare una mail all’indirizzo info@ecofinder.it.

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Nucleare in Italia. Il deposito è in ritardo e le scorie aumentano

Sebbene gli impianti nucleari siano fermi, ogni anno le scorie aumentano di volume.
Questo è dovuto alle attività industriali e sanitarie. Siamo uno dei pochi paesi europei a non aver ancora un deposito nazionale.

Se pensate che a impianti nucleari fermi, l’Italia abbia sempre meno rifiuti radioattivi da smaltire, vi sbagliate. Ogni anno il volume delle scorie aumenta di 500 metri cubi, ovvero 140 tonnellate. In parte sono scorie derivanti dalla produzione sanitaria e industriale e in parte dal mantenimento in sicurezza degli impianti esistenti e alla loro disattivazione.

L’Italia non dispone ancora di un sito unico di stoccaggio dove stoccare in sicurezza tali rifiuti. La Sogin, la società pubblica partecipata dal ministero dell’Economia, ha il compito di localizzare, progettare, realizzare e gestire il deposito nazionale definitivo, un’infrastruttura ingegneristica di superficie.

La pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) alla localizzazione del deposito doveva arrivare entro agosto. Entro tale data doveva essere redatto un programma per la gestione responsabile dei rifiuti radioattivi in linea con la direttiva europea 70/2011/Euratom. Gli unici paesi a non aver presentato il programma sono stati l’Italia e Malta. La differenza è che la piccola isola del Mediterraneo non ha 90mila metri cubi di rifiuti radioattivi da gestire.

“Si tratta di un ritardo fisiologico”, ha detto Fabio Chiaravalli, responsabile Sogin del deposito nazionale durante un convegno pubblico organizzato dal Piemonte e dall’Arpa. “I criteri per selezionare le aree idonee sono tanti – 28 per la precisione – e rigorosi: le procedure autorizzative richiedono anni. Ma questo succede anche all’estero. In ogni caso possiamo dire di aver iniziato a costruire il deposito, sebbene dalla carta”.

I vertici della Sogin hanno presentato in anteprima come sarà il nuovo deposito: “Non una discarica e nemmeno una pattumiera nucleare”, ma si tratterà di un insieme di barriere ingegneristiche una dentro l’altra. Prima i rifiuti trattati e compattati saranno chiusi dentro fusti di acciaio riempiti di cementite. A loro volta i fusti verranno sigillati in scatole di cemento armato e tutte le scatole – circa un centinaio – verranno disposte in una grande vasca, anch’essa di cemento. La grande vasca verrà infine coperta da uno strato di terreno e da un manto erboso. Il deposito occuperà 20 ettari di terreno, 10 di rifiuti. L’area che lo andrà a ospitare, invece, è grande 150 ettari perché intorno sorgeranno impianti di trattamento e manutenzione ma soprattutto il parco tecnologico, fiore all’occhiello della proposta Sogin. Costo stimato: 1,5 miliardi di euro, finanziato attraverso la componente tariffaria A2 della bolletta elettrica.

Il deposito è destinato a ospitare 75mila metri cubi di scorie a bassa-media attività, cioè scorie destinate decadere in poche centinaia di anni. Ecco perché il deposito è progettato per resistere 300 anni. Ma se sappiamo dove stoccare i rifiuti radioattivi di bassa-media attività, è ancora confuso il destino per i rifiuti con alta attività radioattiva (circa 15mila metri cubi, il 6 per cento delle scorie totali) che continuano a creare non pochi problemi di contaminazione.

L’unica soluzione sembra essere il deposito geologico di profondità. Questa soluzione, però, impone l’individuazione di un sito adatto, già di per sé un’impresa, e richiede decine di anni per la costruzione. Il deposito nazionale di superficie, dunque, è destinato a ospitare anche un complesso per lo stoccaggio temporaneo di lungo periodo per i rifiuti più pericolosi. Una soluzione temporanea, progettata per durare 50 anni. E dopo? “Dopo si vedrà” è stata la risposta di Sogin dopo uno degli ultimi incontri. Nel frattempo accelerare l’intero processo deve rimanere interesse di tutte le parti in causa, per permettere di svincolare risorse da investire nelle energie rinnovabili e dallo smaltimento a basso impatto.

(Fonte: Lifegate)

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Spreco alimentare, l’Italia getta 30 milioni di tonnellate di cibo

La legge contro lo spreco alimentare è ferma in Parlamento e gli Italiani hanno pessimi comportamenti. La battaglia sarà lunga.

5 febbraio è la giornata contro lo spreco alimentare – i dati di Waste Watcher, l’osservatorio nazionale di Last Minute Market, relativi a questo fenomeno. E sono cifre poco incoraggianti. In Italia gettiamo nella spazzatura ancora 2,5 chili di cibo al mese a famiglia (30 milioni di tonnellate l’anno), pari a 28 euro, per un totale di 8,4 miliardi l’anno (lo 0,5% del Pil nazionale). E questo è solo l’impatto percepito: quello reale vale 13 miliardi di euro.
Su scala globale, l’impatto economico sfiora i 1.000 miliardi di euro l’anno. Se vi si aggiunge l’impatto ambientale, però, l’importo arriva quasi a triplicare.
È per aumentare la coscienza pubblica in merito ai temi dello spreco alimentare che, il 5 febbraio, si tiene dal 2014 la giornata mondiale per la sua prevenzione. In Italia è Last Minute Market a raccogliere i dati, l’associazione che con il Ministero dell’Ambiente istituì la giornata tematica ormai tre anni fa.

Per quanto riguarda le politiche preventive, nel nostro Paese, ci siamo fermati alle buone intenzioni. Un provvedimento – la legge Spreco Zero – è rimasto arenato in Parlamento, sebbene la legge di stabilità abbia semplificato la burocrazia per la donazione degli alimenti avanzati alle onlus. Nemmeno i comportamenti degli italiani sono sufficientemente virtuosi: quasi 9 su 10 comprano al supermercato cibi a lunga conservazione. Non sappiamo più cosa siano gli alimenti freschi e continuiamo a fare incetta di prodotti imballati.
Anche in Europa ci si muove con una certa lentezza: nel 2012 lo spreco alimentare è stato oggetto di una risoluzione del Parlamento europeo, ma l’obiettivo comunitario è ora dimezzarlo entro il 2025. La Francia è pioniera del processo, con una legge approvata il 3 febbraio, la prima al mondo a regolare il fenomeno. Il provvedimento obbliga i supermercati oltre i 400 metri quadri ad accordarsi con le organizzazioni caritative. Per evitare la distruzione volontaria degli alimenti ancora edibili da parte dei commercianti, viene istituito un sistema di sanzioni. Inoltre, la legge prevede un processo educativo capillare, facendo entrare il tema dello spreco alimentare nelle scuole.

(Fonte: Rinnovabili)

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Finalmente inventata la plastica riciclabile al 100%

Due ricercatori americani ricevono il Premio presidenziale per la chimica verde: hanno scoperto la prima plastica riciclabile che non genera sottoprodotti

La plastica riciclabile al 100% può esistere. Lo affermano due scienziati della Colorado State University, che ha inventato quello che sostiene essere il primo biopolimero al mondo che può essere completamente riciclato. Il materiale può essere riconvertito al monomero originale, il Gamma-butirrolattone (GBL), senza lasciare rifiuti. È un poliestere che, semplicemente riscaldato per un’ora, si converte al suo stato molecolare originale, pronto per il riutilizzo. Utilizzato come solvente industriale per la produzione di plastica e pesticidi, il Gbl è utilizzato negli USA (ma anche in Italia) come stupefacente allucinogeno, che ha preso il nome di “droga dello stupro”.
Nella loro ricerca, Eugene Chen e Miao Hong hanno scoperto come creare materiali plastici definiti «veramente sostenibili». Si tratta di polimeri completamente rinnovabili e riciclabili. Il loro lavoro è stato salutato come una svolta che potrebbe portare al pensionamento di materiali a base di petrolio.
Il team ha potuto riconvertire il polimero attraverso un processo particolare. Per ottenerlo servono temperature sono molto basse (fusione a freddo), mentre per tornare al materiale originale serve un calore di 220-300 °C. Entro queste soglie è possibile un completo recupero termico del polimero.

Finalmente inventata la plastica riciclabile al 100 2«Più di 200 chili di polimeri sintetici vengono consumati ogni anno da una persona», ha affermato Eugene Chen. L’esperto ha poi sottolineato che tra tutte le plastiche biodegradabili esistenti, nessuna fino ad ora si è rivelata essere completamente riciclabile. In precedenza, infatti, le bioplastiche potevano essere sottoposte a recupero termico soltanto parziale.
Oggi ci sono diverse materie plastiche biodegradabili sul mercato, primo fra tutti un materiale a base di acido poliattico (PLA). Tazze, posate compostabili e confezioni vengono realizzate in PLA. Tuttavia, pur essendo biodegradabili, non sono veramente riciclabili perché non possono essere completamente riportate al loro stato monomerico originale senza formare altri sottoprodotti indesiderati.
La chiusura del ciclo tipica dell’economia circolare, dunque, si ha soltanto con il Gamma-butirrolattone testato dai due ricercatori del Colorado. Che si tratti di una innovazione potenzialmente decisiva è dimostrato dal fatto che Chen e Hong hanno ricevuto il Presidential Green Chemistry Challenge Award nel mese di novembre, dopo una pubblicazione su Nature Chemistry.

(Fonte: rinnovabili)

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Mediterraneo: troppa plastica, tartarughe a rischio estinzione

Rifiuti e plastica minacciano uno dei “tesori del mare”.

Il Wwf traccia uno scenario desolante sulle condizioni delle tartarughe marine nel nostro Mediterraneo: oltre 130.000 esemplari finiscono nelle reti da pesca accidentalmente, e il 30% non sopravvive. A queste vanno sommate migliaia di tartarughe che muoiono ingoiando sacchetti e altri rifiuti in plastica che scambiano per cibo o vengono colpite dalle imbarcazioni in mare. Un’autentica strage silenziosa.

La tartaruga marina è considerata tra i tesori più preziosi del Mediterraneo, che ospita migliaia di nidi delle 3 specie di tartarughe marine presenti nei mari di tutto il mondo. Appena nate, le piccole tartarughe “scavano assieme la sabbia verso la superficie, poi si dirigono verso l’acqua, dove nuotano ininterrottamente anche per tre giorni, in modo da raggiungere al più presto il mare aperto.

In Italia, sono circa 40 i nidi rilevati, ma il rischio estinzione è molto elevato e la causa è l’impatto delle attività umane sul fragile ecosistema marino.

Sul versante pesca si può fare molto, sensibilizzando i pescatori e supportando progetti e strategie a basso impatto ambientale.

Ma anche noi possiamo incidere molto sul destino delle tartarughe, perché sono importanti anche i piccoli gesti, come per esempio dimenticarsi che la plastica esiste utilizzando materiali alternativi per le nostre necessità quotidiane e, nel caso di utilizzo, non abbandonarla mai sulla spiaggia o nell’Ambiente.

Ogni sacchetto o rifiuto “risparmiato” è una possibilità in meno che quello stesso sacchetto o rifiuto finisca in mare (anche non per causa nostra) e, poi, nella pancia delle nostre tartarughe (e non solo).

Mediterraneo, 26 giugno 2014 (Fonte: educambiente)

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Stop ai mozziconi nell’Ambiente: la legge è in vigore.

Gettare mozziconi è da oggi sanzionabile.

Con la pubblicazione del 18 gennaio 2016 sulla Gazzetta Ufficiale, il ddl sulla Green Economy (legge 28 dicembre 2015 numero 221) è entrato finalmente in vigore.

Nei 79 articoli contenuti nella legge (Gazzetta Ufficiale), vi sono quelli relativi alle “misure di civiltà”, e tra questi l’”abbandono” di mozziconi sul suolo pubblico, un problema da sempre trascurato ma dall’impatto ambientale veramente grave, che potrà essere sanzionato con una multa dai 30 ai 300 euro.

L’articolo 40 del Capo VI Disposizioni Relative alla Gestione dei Rifiuti stabilisce che “ogni Comune deve provvedere a “installare nelle strade, nei parchi e nei luoghi di alta aggregazione sociale appositi raccoglitori per la raccolta dei mozziconi dei prodotti da fumo”. Spetterà invece a produttori e Ministero dell’Ambiente mettere in atto campagne di informazione per “sensibilizzare i consumatori sulle conseguenze nocive per l’ambiente derivanti dall’abbandono dei mozziconi”.

Il divieto di abbandono è esteso per legge anche ad altri “piccoli rifiuti”, come per esempio scontrini, gomme da masticare, fazzoletti di carta, che non potranno quindi più essere gettati per strada o negli scarichi.

Sembra una cosa poco importante, ma guardiamo i numeri: i mozziconi gettati ogni giorno nell’ambiente vengono stimati tra i 15 e i 30 miliardi; solo nel nostro Mediterraneo, costituiscono il 40% di tutti i rifiuti presenti.

Prendendo in esame la sola Italia, uno studio di Enea mette in evidenza il potenziale inquinante delle cicche di sigaretta ‘abbandonate’ sul territorio italiano, stimate in 72 miliardi di mozziconi l’anno (più o meno equivalenti a 30 piscine olimpioniche riempite fino all’orlo di mozziconi). Tenuto conto del potere filtrante dell’acetato di cellulosa (di cui è composto il filtro), la ricerca ha stimato che il carico nocivo immesso nell’ambiente è pari a 324 tonnellate di nicotina, 1872 milioni di Becquerel (l’unità di misura delle sostanze radioattive) di polonio-210, 1800 tonnellate di composti organici volatili, 21,6 tonnellate di gas tossici, 1440 tonnellate di catrame e condensato, 12240 tonnellate di acetato di cellulosa.

Numeri quindi non da poco, che dimostrano ancora una volta che siamo noi, sono i nostri comportamenti singoli che determinano la qualità dell’ambiente che ci circonda.

E allora, come sempre, agisci localmente ma pensa globalmente!

Terra, 20 gennaio 2016 (Fonte: educambiente)

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COP21 a Parigi: senza accordo, futuro del Pianeta a rischio.

Conferenza 2015, ultima fermata clima

Con l’arrivo dei delegati di 193 Paesi e di oltre 150 leader di Stato, Parigi si prepara ad inaugurare COP21, la Conferenza Mondiale sul Clima che sarà ospitata nella capitale francese sino all’11 dicembre prossimo.

In gioco, il futuro del Pianeta: dopo i fallimenti che si sono accumulati da Kyoto ad oggi, Parigi appare come l’ultima possibilità per siglare un accordo globale contro i cambiamenti climatici: senza un obiettivo ambizioso, il surriscaldamento (già in atto) determinerà scenari geopolitici e climatici molto gravi.

Non è una previsione, è una certezza sulla quale la comunità scientifica è ormai unanimemente concorde: dobbiamo mantenere il riscaldamento globale entro i 1,5 gradi centigradi, limite massimo per la sopravvivenza di intere comunità ed ecosistemi.

Guardare con ottimismo ad un accordo è d’obbligo, ma non sarà facile convincere Paesi in via di sviluppo a frenare il ricorso all’utilizzo di combustibili fossili, nel quadro di economie in crescita ma profondamente dipendenti da carbone e petrolio.

L’urgenza è dettata anche dagli ultimi dati raccolti: l’innalzamento delle temperature globali si è attestato sopra 1° rispetto ai livelli pre-industriali e il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato.

Il WWF, attore protagonista nella Conferenza, sostiene giustamente che “la scienza ci dice che dobbiamo agire velocemente sul cambiamento climatico e Parigi è la nostra occasione. Abbiamo bisogno di un piano climatico incisivo in grado di tagliare drasticamente il carbone , promuovere l’energia rinnovabile, fornire il sostegno finanziario promesso e proteggere gli ecosistemi a forte assorbimento di carbonio come le foreste e gli oceani. Solo un’energica azione a Parigi ci potrà aiutare a rispondere a tali esigenze e mantenere il ritmo necessario per evitare un cambiamento climatico fuori controllo e assicurare un futuro sicuro per tutti noi.”

Inoltre, “Un elemento importantissimo saranno i meccanismi finanziari: siamo abituati a considerarli un grande scoglio, ma in realtà il fatto che si debba intervenire in tutti i paesi e si debba aiutare i paesi più vulnerabili ad affrontare i cambiamenti climatici sia dal punto di vista dell’adattamento che tecnologico è ormai assodato. Altra questione importante sarà l’aiuto ai paesi più vulnerabili a raggiungere i propri obiettivi di adattamento. Come WWF proponiamo che ci siano dei meccanismo di aiuto ma con target ben precisi. La novità di Parigi sarà di partire da obiettivi nazionali. Sarà fondamentale mettere in piedi un effettivo e stringente meccanismo di monitoraggio.

E’ necessario ridurre e azzerare le emissioni, ma l’adattamento al danno già fatto è altrettanto necessario, così come è necessario affrontare il tema dei danni subìti dai paesi più vulnerabili. Questo sarà uno degli elementi che consentirà di raggiungere lo scenario migliore, cioè consentirà di creare quel clima di fiducia tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo dal quale potrebbe scaturire l’accordo. Dopo l’esperienza di Copenaghen sappiamo che il clima di fiducia sarà l’unica cosa che assicurerà un accordo”.

Parigi, 29 novembre 2015 (Fonte: educambiente)

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